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mercoledì 30 luglio 2025

Martina Smeraldi, la birra, il pudore (perduto) e il sindaco allegro



Dunque, accade che alla festa della birra del Luglio 2025 di Monserrato l’ospite d’onore non sia un poeta locale, un artigiano del luppolo o, che so, un cantante con chitarra e sudore. No. A benedire pinte e panini arriva Martina Smeraldi, pornostar cagliaritana dall’indubbio curriculum... cinematografico. E non è uno scherzo.
Ora, intendiamoci: non c'è moralismo in queste righe. O almeno non quello che piace stigmatizzare sui social, col solito ditino puntato contro i “bigotti”. Perché oggi, a quanto pare, se osi dire che forse alla sagra paesana non serviva proprio l’ospitata della regina del porno, sei automaticamente un retrogrado, un bacchettone, uno che "non capisce i tempi moderni". Peccato che i tempi moderni puzzino spesso di decadenza, e non quella affascinante di Oscar Wilde, ma quella stantia di un’umanità che ha scambiato la libertà per l’esibizionismo e la dignità per lo share.
Il sindaco, naturalmente, gongola: “Evento per tutti, grandi e piccini”, dice, magari brindando accanto a un cartonato ammiccante. E mentre lui si atteggia a progressista, chi solleva un sopracciglio viene liquidato come “medievale”. Ma non è medievale difendere un senso del pudore: è umano. È dire, sommessamente, che la sessualità può essere una cosa seria, privata, perfino sacra. È chiedere che le feste popolari, quelle che univano famiglie e generazioni, non diventino palcoscenici per la pornografia normalizzata.
Oggi, paradossalmente, essere sensibili è diventato un atto rivoluzionario. Oggi, De André non avrebbe scritto Bocca di Rosa. Perché non ci sarebbe nulla da scandalizzare. Nessuna stazione. Nessun parroco. Nessun marito cornuto. Solo applausi, like, selfie. Oggi gli ultimi non sono le “poco di buono”, ma quelli che provano ancora un po’ di disagio di fronte all’orgia collettiva del cattivo gusto. Gli ultimi siamo noi, quelli che si vergognano un po’ anche quando non c’è nessuno a guardarli.
Forse, chissà, De André oggi scriverebbe una ballata per noi. “Gli ultimi del pudore”, la canterebbe, chitarra in mano e sguardo triste. E direbbe che resistere in un mondo che ride mentre si spoglia dell’anima è l’ultimo vero atto di dignità.
Brindiamo pure. Ma a qualcosa che valga la pena.


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