È il desiderio di/vederti a condurmi oltre,/una linea sottile tra/il prima e il dopo./Non è un gioco, ma/tentazione vorace./Schubert, La morte e/la fanciulla, guarda la/mia danza.
Ilaria Palomba
Ho letto molto di questa scrittrice e poetessa nel corso degli anni, mi sono appassionato alla sua scrittura tra romanzi che affrontano malesseri esistenziali, ossessioni, drammi, e poesie intense che sembrano scritte da qualcuno che ha vissuto in epoche lontane, differenti, con una sensibilità fuori dal comune.
Il suo pensiero riesce a squarciare l’animo di chi prova ad assaporare per qualche istante una delle sue opere letterarie, perché lei è così, vive, sente, trasmette ogni cosa donando completamente se stessa al dio avaro della scrittura, critica questa società spietata cercando di sopravvivere nei periodi più neri, forse per questo si trova nelle sue parole una chiara energia folgorante.
Cosa avrebbe pensato di lei il sommo Charles Baudelaire, del suo grande talento poetico, del suo spleen? Sicuramente il Vate avrebbe scritto parole formidabili, senza nessuna esitazione. Ammetto di aver pensato a questo più di una volta quando qualche tempo fa ho saputo di alcuni sfortunati eventi che hanno colpito la sua vita.
Sono davvero convinto che l’opera di Ilaria Palomba merita tutta la nostra attenzione, uno sguardo vigile e attento, come lo hanno avuto (fin troppo in ritardo) scrittrici e poetesse assolute come Sylvia Plath, Antonia Pozzi, Sarah kane, Amelia Rosselli...e molte altre che come la stessa Virginia Woolf avevano il cuore in fiamme, sempre lei, diceva di avere “il cuore di un poeta intrappolato in un corpo di donna…” e sia chiaro, essere donna non significa essere meno poeta, anzi, significa percepire ed intuire ogni cosa moltiplicata mille volte tanto: “Chi sei tu? Chi sono io?/Vedo la macchina/nascosta sopra i corpi/a muovere i destini/fessure nella carne/spiragli.”
Le poesie che leggerete ci sono state donate dalla poetessa per questo nuovo appuntamento della rubrica “Poeti maledetti, Maledetti scrittori” rappresentano un corollario fatto di spine da sgranare tra le dita molto lentamente, resistete al dolore, lasciatevi trasportare da queste parole pungenti come punte di spillo, e ricordatevi, dobbiamo essere grati ad Ilaria Palomba per la sua dolce generosità:
Lunga
degenza
Ilaria
Palomba
Sei
volte sei volte
quindicimila scarafaggi
questa stanza si
muove
ma non per me
non sono io
le visioni si
mischiano
al grido del passato
mi manchi, sai?
Chi sei
tu? Chi sono io?
Vedo la macchina
nascosta sopra i corpi
a
muovere i destini
fessure nella carne
spiragli. Sei
volte
hai dubitato di Dio?
Dubitare di te è dubitare
del
cosmo. Tutto è uno,
non vederlo, stupidità.
***
Di
tanto in tanto mi trucco
per illudermi di esser fuori.
Fuori
dalle punture di eparina
alle sette di sera, fuori dal
confronto
con la mia schiena
o con la mia gamba – quale delle
due?
– mi trucco perché uscirò
non importa se stasera o tra
sei
mesi – forse anche dieci – uscirò
e non avrò
dolori che non siano
l’intimo dolore di aver perduto
persone
di cui sembro essermi
dimenticata, e altre che ho
asfissiato
con una fantasmatica
invadenza. Non sono capace
di
mantenere alcun rapporto
a partire da quello con me
stessa.
Ricordi quando ci mostrammo le
cicatrici sui polsi?
Guardammo
poi la folla ascoltando Purcell.
Tu sei tutti
loro e da nessuna parte.
Cosa sto aspettando?
***
Dei
suicidi non hanno pietà
anche se salvati restano
suicidi.
Simili a viandanti.
Ho perduto amici e amanti
gravitando
nelle sfere del
possibile io nell’invisibile
forse si
salva chi giura di
averlo fatto in nome di un
sommo ideale.
Io invece
non ho mai compreso il
motivo finale. Forse
un
amore sfigurato in teschio.
Forse mi
convocavano
dall’oltretomba, e non so
più definire il
finito gronda
Inesorabile l’infinito.
Sono una sintesi
sbagliata.
Un processo che non sgorga
nell’attesa. Un
quarto di
donna, incagliata nella visione.
Non si perdona
di scivolare
tra molteplici dimensioni.
Adesso ho un cuore
cavo,
maneggialo con cura,
ho paura di sbagliare
e
cercare ogni giorno
mani che non tocco.
La poesia di Ilaria non usa fronzoli, non si nasconde dietro architetture complicate, a pensarci bene in alcuni pensieri sembra esserci tanta desolazione, come dopo il crollo di una splendida cattedrale, resistono le macerie. Dopo tutto anche la Fenice risorge dalle sue ceneri, Post fata resurgo(dopo la morte torno ad alzarmi) così recita il motto, e nella sua resurrezione torna a bruciare di vita affamata ancora più di prima. È lo stesso augurio che facciamo a questa poetessa, la resistenza.
La sua scrittura non è mai complicata costruzione di testi o elaborazione complessa, è illuminazione, vocazione, offre alla vita di noi tutti i suoi dettagli quotidiani con un linguaggio che richiama alla pura salvezza, per lei e per noi tutti.
Leggendo questi versi mi sono ricordato di un’altra grande poetessa, la cara Alda Merini, ho sentito gli stessi suoni ipnotici, l’emozione incandescente che si scatena durante la lettura della pura poesia, anche la Merini scriveva tra le pareti di un ospedale in quello che poi è divenuto il libro “Clinica dell’abbandono” parole intense e significative, come queste: “ho pagato con il sangue vivo questa mia vile dimora/dove abita il solco aperto di una curiosità di dolore/dove mani che cambiano il tempo che vuotano/le speranze/aprono strani confini…” Sono forse gli stessi confini quelli che hanno varcato queste due poetesse? Hanno in comune l’amaro vivere, la capacità di toccare a mani nude il cuore pulsante del lettore e di stringerlo forte, senza nessuna esitazione. Manca l'aria, certe volte manca il respiro quando ci si addentra nei sentimenti più reconditi della nostra esistenza, in pochi riescono a raccontarlo.
Recentemente Ilaria Palomba ha pubblicano una nuova raccolta poetica che vogliamo segnalare dal titolo “Microcosmi” per i tipi di Ensemble edizioni, una raccolta con liriche sull’amore mancato, la solitudine, sentimenti profanati dalla quotidianità che non si rassegnano, un libro che garantisce ancora una volta emozioni uniche per chi riesce ad emozionarsi attraverso la parola scritta.
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