“Si può eliminare facilmente una vera dittatura, ma è difficilissimo eliminare una finta democrazia.”
Un tempo considerata uno dei simboli dell’intelligenza collettiva, oggi Wikipedia ha perso buona parte della credibilità che l’aveva consacrata come la Bibbia digitale della conoscenza. Non è più una questione di singoli errori – sebbene continuino a emergere voci infarcite di date sbagliate, fatti distorti e personaggi inventati – ma di una deriva sistemica che ha trasformato l’enciclopedia libera in una piattaforma opaca, selettiva e a tratti manipolabile.
Un’illusione di neutralità
Dietro la facciata della trasparenza e della collaborazione, si nasconde una gerarchia silenziosa di amministratori e utenti “veterani” che esercitano un controllo quasi assoluto sulle pagine. Le regole esistono – neutralità, verificabilità, enciclopedicità – ma l’interpretazione e l’applicazione di queste linee guida sembrano spesso piegate a criteri soggettivi, se non ideologici. Ciò che vale per un utente, non vale per un altro. Ciò che viene cancellato in una voce, viene tollerato in un’altra.
La selezione arbitraria del “merito”
Uno degli aspetti più controversi è la selezione dei contenuti. Autori validi, studiosi riconosciuti, professionisti con una carriera consolidata vengono esclusi con la motivazione che “non sono enciclopedici”, mentre nel frattempo compaiono pagine dedicate a figure minori o a personaggi spinti da interessi promozionali. È difficile non vedere in questa dinamica un doppiopesismo che apre la porta a favoritismi e compromessi.
Un'enciclopedia con il copyright ideologico
La promessa iniziale di una conoscenza democratica si è trasformata in un campo di battaglia editoriale, dove spesso vince chi grida di più o chi è più abile nel maneggiare le “regole del gioco”. Le guerre di modifica, gli edit war, le cancellazioni lampo e le “pagine protette” sono solo alcuni dei sintomi di un sistema che non premia la qualità dell’informazione, ma la capacità di imporsi all’interno della community.
Il problema della visibilità e del potere
Wikipedia non è più soltanto un’enciclopedia: è una vetrina digitale globale. Apparire (o non apparire) su Wikipedia può avere un impatto reale sulla reputazione di una persona, un’azienda o un’opera. In questo contesto, non è raro che gruppi di pressione cerchino di influenzare la presenza online di sé stessi o dei propri “clienti”. Il rischio che l’enciclopedia venga usata come strumento di marketing occulto non è una teoria del complotto, ma una pratica documentata.
Conclusione: Wikipedia va sorvegliata, non venerata
Wikipedia resta una risorsa straordinaria, ma non è infallibile, né imparziale, né al riparo da manipolazioni. Trattarla come una fonte indiscutibile è pericoloso. Più che fidarsi ciecamente, occorre interrogarla, verificarne le fonti, conoscerne i meccanismi e denunciare le sue distorsioni. In tempi di sovrainformazione e post-verità, la conoscenza richiede vigilanza, non fede.
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