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giovedì 6 aprile 2023

Recensione Libro | Le reminiscenze di Fabio Piana


Titolo: Le reminiscenze
Autore: Fabio Piana
Editore : Catartica Edizioni
Prezzo: cartaceo (Rilegato)
Pagine: p.80
Genere: Fuori collana
Data Pubblicazione: Ottobre 2022
EAN:9788885790902

Valutazione: 7 su 10
In vendita qui: Le reminiscenze - Fabio Piana





Sinossi:

Le reminiscenze creano una struttura non tanto sequenziale e sintagmatica, quanto piuttosto relazionale e paradigmatica. Attraverso un trattamento narrativo di elementi poetici, assistiamo al paradosso di una sintesi impossibile, e che si vuole tale, delle cose del mondo. Come ne La Terra desolata, in cui T.S. Eliot scrive “con questi frammenti ho puntellato le mie rovine”, ne Le reminiscenze si manifesta “il destino della terra”, del quale non resta più che “un miscuglio di ex-umano”. (Cristian Flore)   


La Recensione

Abbiamo letto il libro Le reminiscenze edito Catartica Edizioni, 2022, dell’autore sassarese Fabio Piana, per chi non lo sapesse la reminiscenza è l’atto di ricordare esperienze o eventi passati condividendo ricordi o storie anche attraverso gli altri. In questo modo l’autore usa abilmente la prosa per raccontarci eventi macabri saturi di romanticismo, dove lupi affamati possono dilaniare i carnefici di una strega lasciando il suo corpo intatto, è un sogno dentro un sogno quello che ci racconta, a sottolineare la cattiveria umana del malumano.

Si aprono così le porte di questo libro, l’evoluzione di una poesia che si fa morbida e schietta, di facile lettura nella sua molteplicità, evoca miti, paure, personaggi di una natura scivolosa sfuggenti, a tratti sfocati, con silenzi e gemiti che fanno rabbrividire il lettore.

Ci sono elementi della narrazione che si limitano alla descrizione del momento come "Una mattina qualunque il sole era in piena forza", oppure "...Abbracci. Acqua che culla", anche soltanto poche parole possono bastare per racchiudere l’atmosfera delle brevi storie che prendono forza quasi sempre attraverso un risveglio improvviso, dove il protagonista non riesce a ricordate completamente l’argomento del sogno-ricordo ma ne sente sul proprio corpo tutti gli effetti. Come nel caso del secondo brano l'impiccagione : La gola si rompe. Il corpo penzola e resta ore a fare da monito a una piazza vuota. Due secoli dopo un uomo non sa perché si sveglia spesso col senso di soffocamento.

Non si può negare il grande lavoro onirico celato in queste pagine, la simbolizzazione dei pensieri e delle azioni, il contenuto latente del sogno che scava dentro le paure, tra i pensieri scabrosi, tra i desideri impossibili: Si svegliava nudo e senza dover pensare a niente. Le piante, il suo cibo, il suo vino prolificavano da soli. Lui scriveva la sua vita senza bisogno di scrivere.


I milioni

Un uomo si svegliò. Odore marcio sotto le len-

zuola.

Stanza spoglia. Muri decrepiti chiedevano pietà.

Si spostò in cucina. Stesso risultato. Un sur-

plus di muffa ad aumentare la decadenza.

Si sciacquò la faccia per movimentare il corpo.

Niente.

Vide una bottiglia semi vuota sul tavolo. Un

ultimo sorso per spegnere il deserto in gola. Poi

divano. Divagazione. Mani in faccia. Prove di di-

sperazione.

Aveva appena dilapidato i suoi averi. Pochi

spiccioli, ma erano il tanto che bastava per rimet-

tersi in gioco.

Quale gioco? Quello dell’auto-mantenimento.[...]


Gli scritti di Fabio Piana richiamano alla forma dei poemetti dell’ottocento lo stesso Cristian Flore nella sua prefazione scrive: “Le reminiscenze ci riportano al poema in prosa, che Baudelaire descriveva, nella lettera al suo editore in vista della pubblicazione de Lo spleen di Parigi, come - il miracolo di una prosa poetica, una musicalità senza ritmo e senza rima, agile e mossa quanto basta per adattarsi ai movimenti lirici dell’anima. " Sono completamente d’accordo con questa descrizione e, ben si addice la citazione di Charles Baudelaire un poeta maledetto tra i primi ad utilizzare il verso libero, i simboli, per raccontarci il gusto del macabro sotto la veste inedita della poesia.

Fabio Piana è riuscito attraverso un mix di prosa e poesia a creare una formula narrativa molto originale, tramite questa metodica è riuscito a non penalizzare la narrazione, anzi, l’ha resa di facile comprensione e di rapida lettura. Un libro interessante che può essere letto ed assaporato in più riprese. Questa leggerezza ci permette di divorare ogni storia, di godere di tutte queste sfumature create ad arte per i lettori.


Approfondimento

Nelle reminiscenze troviamo il racconto vago di strane figure arcane e misteriose che, fanno del bizzarro uno dei punti forti, poemetti del soprannaturale che possono essere classificati nel genere Weird.

Gli argomenti citati di volta in volta, variano per ambientazione e tema, sono suddivisi in mondi tra spazio e tempo ma, vengono presto accomunati dallo stesso dramma: Prese il suo cavallo e sfrecciò lontano lasciando le fiamme a strisciare sull’erba. In un altro tempo un uomo si svegliò scalciando coperte troppo calde[…]

Ed è così, ad esempio, che un uomo può morire trafitto nel medioevo e risvegliarsi con delle fitte allo stomaco nel futuro, senza ricordare minimamente nulla di quel sogno, quello che avviene è un passaggio rapido ma doloroso, tra una vita e l’altra.

Personalmente ho trovato molto originale lo stile di scrittura, il suo modo di raccontare attraverso la parola immagini e sensazioni che sembrano vissute in prima persona dallo stesso autore. Durante la lettura sono arrivato al punto di chiedermi se alcune di queste storie siano state effettivamente sognate da chi le ha scritte, oppure, sono semplicemente frutto della sua fantasia letteraria.

Le reminiscenze è un libro che vi trasporterà nei meandri della natura umana, tra presente e passato, un viaggio nel brivido dell’assurdo e dell’impossibile.


Fabrizio Raccis



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