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domenica 4 giugno 2017

Aquila di sangue | Poesia



Tagliate l’aquila di sangue
lasciate che la sofferenza
torni a me, 
sono come un re sconfitto
e non esiste migliore supplizio
per lavare i propri peccati
di una valorosa morte...
Un paio di ali insanguinate
per volare oltre questo mondo,
oltre il buio delle cose,
lontano dalla realtà quotidiana.
Lo Skáld norreno
ha scritto di noi secoli fa,
gli hanno separato le coste
dalla spina dorsale
come a Re Ælle
hanno spruzzato del sale
sulle sue ferite,
hanno incenerito le sue ossa,
le sue parole
sono tornate con la pioggia
e con la spada affilata del tradimento.
Tagliate l’aquila di sangue
che Re Ragnar separi i muscoli
della mia schiena 
con una lama affilata,
nessun gemito sfugga
dalla mia bocca,
che venga menzionato 
anche il mio nome
nelle saghe norrene,
che tremino i nemici,
e ballino senza sosta
le valchirie, SKAL.



Fabrizio Raccis © inedito - 2017

L'aquila di sangue è stato un metodo di tortura e di esecuzione che è a volte menzionato nelle saghe norrene. Consisteva nel separare le coste della vittima dalla spina dorsale, rompendole in modo tale da farle assomigliare ad un paio di ali insanguinate, ed estrarre i polmoni dalla cassa toracica, per poi adagiarli sulle spalle in modo che ricadessero sul petto. Del sale era spruzzato sulle ferite.[senza fonte] Vittime di questo metodo di esecuzione sono menzionate nella poesia scaldica e nelle saghe norrene, e si ritiene che anche il Re Ælle II di NorthumbriaHalfdan figlio del Re Haraldr Hárfagri di Norvegia, Re Edmondo, Re Maelgualai di Munster, e forse l'arcivescovo Ælfheah abbiano subito questa tortura.
L'atto di effettuare questo supplizio è descritto come "tagliare l'aquila di sangue".


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