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mercoledì 11 maggio 2022

Nicola Vacca, poesia tra i ritmi forsennati del dolore


Non ho intenzione di creare nessuna banda Verlaine, non voglio etichettare nessuno con l'appellativo di “poeta maledetto”, come promesso voglio semplicemente raccontarvi poeti e scrittori straordinari che hanno fatto della sofferenza una rosa, che hanno ricamato sulla carta un rosario di parole che sono una preghiera eterna di lettere e sentimento.

Viviamo in un secolo che con la sua frenesia di rinnovamento ha demolito ogni puro talento, che ha confezionato sufficientemente artisti, scrittori, poeti e romanzieri, che ha esacerbato ogni senso critico in onore di chissà quale avanguardia stantia.

Voglio intraprendere con voi questo viaggio per farvi conoscere ed apprezzare quello che negli ultimi anni di letture mi ha colpito profondamente, mi sembra più che opportuno assaporare un buon vino, godere di una buona compagnia, condividere con tutti un buon poeta.

Nicola Vacca è nato a Gioia del Colle, nel 1963, laureato in giurisprudenza, è scrittore, opinionista, critico letterario, collabora alle pagine culturali di quotidiani e riviste, non solo, è anche un grande poeta attento alle tematiche sociali e moderne. Ha ricevuto diversi riconoscimenti e premi letterari per i suoi libri, come il primo premio Camaiore nel 2016.


La sua passione viscerale per la letteratura è evidente quando si appresta a descrivere autori e libri con una raffinata vena critica, il suo occhio vigile è come quello di un'aquila che da 2000 metri di distanza riesce a scovare una formica dall'alto, volando tra le nuvole, proprio in questo modo Nicola Vacca riesce a scovare i punti deboli e quelli di forza di un'opera letteraria, mettendo in risalto questi ultimi, esaminando con attenzione il disegno narrativo per riportarlo al lettore come un dono prezioso
In questo modo le sue recensioni danno lustro ad autori del passato senza mai trascurare la letteratura moderna, tenendo sempre in considerazione le nuove leve con grande generosità.


I suoi libri sono stati pubblicati da tanti editori di prestigio fin dai primi anni 90, e recentemente ci ha raccontato le Muse nascoste la rivolta poetica delle donne (Galaad Edizioni, 2021), autrici che hanno lasciato un segno indelebile nella poesia contemporanea con i loro versi toccanti, con le loro vite fragili, con i drammi che le hanno segnate per sempre nell'immaginario collettivo con appellativi discutibili. Poetesse “nascoste” e forse volutamente dimenticate come Emily Dickinson, Nina Cassian, Ágota Kristóf, Amelia Rosselli, Antonia Pozzi, Cristina Campo e tante altre... Anche in questo caso è evidente la missione letteraria di questo autore che non tralascia la pura bellezza nel dimenticatoio, che riesce a mettere in risalto per il bene comune una riflessione intellettuale in grado di risvegliare la coscienza di tutti noi restituendo valore alle parole di chi lo merita.

Ho deciso di raccontarvi la poesia di Nicola Vacca attraverso una delle sue raccolte di poesia, forse, tra le più toccanti, Tutti i nomi di un padre (L'ArgoLibro Edizioni, 2019) è un libro che come avete intuito dal titolo, ci racconta la perdita e la mancanza di una persona a noi molto cara come quella di un padre o una madre:

Ha ritmi forsennati il dolore/ tra un istante e l’altro/ grumi di insensatezza./Non basterà un bicchiere d’acqua/ per mettere a tacere una sete/da cui nessuno uscirà vivo.

In questi brani intensi che ho scelto accuratamente la poesia si fa espiatrice di dolore, il poeta cancella il tabù della morte addomesticandolo con una dolcezza sconfinata, la morte e la vita diventano unico amalgama, due facce della stessa medaglia da conservare nelle tasche esauste della memoria.



Il dolore ancora

Si apre un altro giorno
qui dove tutto frana.

Occhi che vedono
mani che si stringono
per (r)esistere al dolore.

Non c'è altro da fare
che tentare un abbraccio
il resto non dipende da noi.



Notturno tragico

Mi sono perso
in una collezione di oscurità.
Nessun appiglio di luce
in questa insonnia
che sospende il tempo.
Si deve per forza scavare
con una lucidità che è una condanna.
Prima di questa notte
ce ne sono state altre
conficcate nel cuore
che è crepato per sempre.


L’insonnia

Da quando è morto mio padre
insieme alla vita
anche l'insonnia mi conduce alla poesia.
Nell’oscurità della notte
si è aperta una falla
un grande vuoto
culla le attese.
Da quando è morto mio padre
sono condannato alla lucidità
faccio i conti con la perdita
vedo tutto precipitare.


Parole per un lungo inverno

Gli anni passano
sotto il cielo che parla attraverso le nuvole.
Per strada un matto
sorride da solo
mentre cammina inciampando.
Anche oggi il tempo che ci resta
è una questione di sopravvivenza.
Davanti a un bar
in fila per un caffè
rubo una bustina di zucchero
perché questo sapore amaro
è duro da ingoiare.


Due regni e una sola miseria

Dal regno dei morti
non torna nessuno
nemmeno coloro
che credono nella vita eterna.

Nel regno dei vivi
accade di tutto
spesso si incontrano anime già morte
che hanno la presunzione
di durare per sempre.

Il regno dei morti e quello dei vivi
due facce di un solo fallimento:
noi miserabili che non siamo niente.



In questo libro il poeta Nicola Vacca ci parla del suo vissuto, della scomparsa dei suoi affetti, ci rende spettatori del suo lutto dissacrando la sua sofferenza che diviene in questo modo la sofferenza di ognuno di noi, condivisione universale e poetica, capace di toccare il cuore del lettore attento con una schiettezza e lucidità sconcertante.

Così il ricordo diventa l'assenza e, questo vuoto, viene colmato a sua volta dal malessere che solidificandosi, calcificando, diviene poesia grumosa di sangue e vita pronta ad essere estirpata.

I versi che scorrono brevi e taglienti come lame, divengono chiodi funerari che ad uno ad uno si incastonano lentamente nel frassino, penetrando con delicatezza, proprio in questo modo il nostro caro poeta ci da una lezione incredibile quando scrive: “Teniamoci stretti perché la vita/è crudele nel toglierci la vita...”


Teniamoci stretti

                            a Michelina

Teniamoci stretti
perché la storia dei baci finisce.
Teniamoci stretti
perché siamo polvere.
Teniamoci stretti
sentiamoci addosso
perché in qualsiasi momento
la tenerezza può essere recisa dal dolore.
Teniamoci stretti perché la vita
è crudele nel toglierci la vita.


Abbiamo bisogno di guardare in faccia la realtà quotidiana con gli occhi di poeti come Nicola Vacca, siamo esausti del buon umore, di fantasie edulcorate che rincorrono meccanismi editoriali commerciali, libri sciatti senza sentimento pubblicati dal dio dell’editoria grazie alla sfera di consumatori senz’anima dei followers, meritiamo un pensiero di azione, una poesia peccaminosa o semplicemente molto più umana.  


3 commenti:

  1. Versi semplici ,recisi,decisamente sentiti,nascono così per essere spontanei ,amari e dolci come ogni vita.

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  2. bellissimi versi, faccio ammenda per la mia ignoranza, non conoscevo il poeta

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  3. una poesia davvero interessante, mi piacciono i poeti che fanno del dolore arte!

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