Titolo: E venne il tempo vietato alle bestie
Autore: Giovanni Favazza
Editore: Edizioni Amande
Prezzo: €.12 cartaceo
Pagine: 128
Genere: Narrativa
Data Pubblicazione: Giugno, 2016
ISBN: 978-88-97681-24-3
Valutazione: 4 su 5
Autore: Giovanni Favazza
Editore: Edizioni Amande
Prezzo: €.12 cartaceo
Pagine: 128
Genere: Narrativa
Data Pubblicazione: Giugno, 2016
ISBN: 978-88-97681-24-3
Valutazione: 4 su 5
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Già da quell'istante Max si accorse di essersene innamorato e perduto di proposito in essa, che gli fece trovare finalmente la decisione al pensiero che si schiarì. Forse. E venne il tempo vietato alle bestie, ove luogo di sogni, passioni, e tempeste.
Il
libro che sto per presentarvi parla di una storia fuori dalle righe,
a tratti credo autobiografica, figlia di una scrittura rude e
sfacciata, libera dal falso moralismo fetido, quello che impregna la
maggior parte delle opere letterarie oggi, quelle opere dei grandi
marchi editoriali. Perché rude e sfacciata? Perché lo scrittore
Giovanni Favazza autore del libro “E venne il tempo
vietato alle bestie” edito per Edizioni Amande(2016)
è fatto così, è una persona schiva che porta poca pazienza verso i
meccanismi della massa, verso il comune mortale, un uomo che
preferisce i campi, il cielo stellato e l'odore
della natura selvaggia alla monotonia del quieto vivere. Lui che come
Max il personaggio principale di questa storia beve e scrive,
ma non per darsi un tono, come fanno spesso molti pseudo scrittori,
lui lo fa perché lo ha sempre fatto e lo sa fare meglio di chiunque
altro. Seduto davanti al suo pc riflette sigaretta dopo sigaretta,
compone liriche, racconti, pensieri e soprattutto storie di vita
bruciata sotto il crepuscolo infernale di situazioni che non
ricapiteranno mai nella vita.
Avrebbe potuto urlare, spaccarsi le mani di rabbia, o avrebbe potuto suicidarsi, in quel momento, così, ma i pensieri gli sì dissociavano, e da questo il suo senso di disperazione. Un senso d'inquieta insicurezza fra due decisioni; una minima di crepare, ma intensa ed una maggiore di continuare a vivere, ma misera.
Max
è un animale di strada, un randagio, ma sa anche essere caldo con le
donne, come avviene ad un certo punto del romanzo proprio tra le
prime righe verso una ragazza che lui stesso scrivendo una poesia
chiamerà Luna, perché secondo lui, lei aveva un fascino che
faceva pensare alla luna. Questa storia fu per lui come un
consenso dalla vita in un momento decisivo, dove prima chiedeva di
morire, mentre adesso chiedeva che fosse già domani, così da
incontrare nuovamente lei[...]
Mentre
era sdraiato su una panca, mezzo sbronzo, Max aveva conosciuto
una ragazza dagli occhi a mandorla azzurri come il cielo, e di punto
in bianco senza neppure presentarsi i due si erano baciati con una
passione sfrenata. Aveva assaggiato quelle labbra carnose dal sapore
dolce. Gli altri attorno erano rimasti stupiti, quasi invidiosi. A
loro questo non era mai successo. Era accaduto qualcosa di fuori
dall'ordinario a quell'uomo triste, solitario, arrabbiato,
silenzioso, ma anche ironico.
Tra
le pagine di questo libro la sua vita scorre così tra un bicchiere
di whisky e una sigaretta, tra il lavoro snervante di operaio,
episodi bizzarri con gli amici, tra il tira e molla con questa
misteriosa ragazza che s'insinua nella sua mente in un crescere di
desidero sessuale non appagato del tutto, che allo stesso tempo cerca di renderlo consapevole che con lei “non sarà solo sesso”. La
narrazione avrà un risvolto tragico, in un finale che non voglio per
nulla rovinarvi, un finale che dovete assaporare pagina dopo pagina
con la scrittura fluttuante di Giovanni Favazza.
Approfondimento
E
venne il tempo vietato alle bestie racconta
le vicende di un uomo che vive la vita tutta d'un sorso, potrebbe
insegnarci qualcosa, forse a non prenderci troppo sul serio, o
semplicemente a vivere
ogni attimo come se fosse l'ultimo.
“Dove
te ne vai?” gli domandò il capo.
“A
godermi la giornata!”
“Tu
non combinerai mai niente nella vita!” continuò il capo.
“See.”
Concluse Max.
Gli
altri operai osservavano in silenzio. Max saltò in macchina e partì.
Favazza
mette a nudo le debolezze umane, il desiderio della carne, la
passione sfrenata per quella sensazione d'ebrezza che l'alcol ti
concede, una leggerezza che aiuta il corpo a mandare giù tutte le
delusioni e le paure che ci circondano. Giusto o sbagliato abbiamo
bisogno di tutto questo, di una persona verace che senza mezze misure
ci mandi a quel paese, che ci illumini con il suo fascino cinico, che
ci faccia riflettere per quello che siamo in un tempo crudele, dove sovrastano soltanto le bestie.
Fabrizio Raccis
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