Translate

SEGUICI SU YOUTUBE

giovedì 29 novembre 2012

Julio Cortázar passando per Čechov e Poe

Julio Florencio Cortázar Descotte conosciuto meglio come Julio Cortázar nasce a Bruxelles il 26 Agosto 1914 e muore a Parigi il 12 Febbraio 1984, la sua lunga attività letteraria continua ad influenzare i panorami contemporanei ed affascina ancora oggi la critica. È stato uno scrittore, poeta, critico letterario, saggista e drammaturgo. La sua opera prolifica, ha dato lustro ai generi del fantastico, del mistero e della metafisica divenendo uno degli autori Argentini più stimati. Infatti nato da genitori argentini, ha passato la vita tra Francia e Argentina e il suo pezzo forte Rayuela-il gioco del mondo, è il sicuramente il suo romanzo più importante, in cui l'esperienza di vita vissuta parigina e argentina si giustappongono e completano a vicenda. Il libro è composto da oltre 300 paragrafi che possono essere letti nell'ordine specificato dall'autore all'inizio del romanzo o in ordine di comparizione.
Questo schema soggettivo segna il punto di maggior originalità del romanzo che è inoltre caratterizzato da momenti di vita quotidiana intrecciati ad un'analisi filosofica della vita. 

Ho grande stima per questo autore che per la sua forte presenza letteraria di stile è stato spesso paragonato a Anton Čechov o al grande Edgar Allan Poe. I suoi interessanti e enigmatici racconti non seguono sempre una linea temporale schematica, ed i personaggi esprimono una psicologia e drammaturgia profonda tanto lontana dalla tecnica e dagli stili moderni di oggi.
Non credo come nel caso di Čechov o Poe, che avremo modo di conoscere uno scrittore e poeta di così elevato livello, capace di affrontare diverse tematiche abissali e sovrapporsi tra molteplici categorie di scrittura.




E so molto bene che non ci sarai.
Non ci sarai nella strada,
non nel mormorio che sgorga di notte
dai pali che la illuminano,
neppure nel gesto di scegliere il menù,
o nel sorriso che alleggerisce il "tutto completo" delle sotterranee,
nei libri prestati e nell'arrivederci a domani.

Nei miei sogni non ci sarai,
nel destino originale delle parole,
nè ci sarai in un numero di telefono
o nel colore di un paio di guanti, di una blusa.
Mi infurierò, amor mio, e non sarà per te,
e non per te comprerò dolci,
all'angolo della strada mi fermerò,
a quell'angolo a cui non svolterai,
e dirò le parole che si dicono
e mangerò le cose che si mangiano
e sognerò i sogni che si sognano
e so molto bene che non ci sarai,
nè qui dentro, il carcere dove ancora ti detengo,
nè la fuori, in quel fiume di strade e di ponti.
Non ci sarai per niente, non sarai neppure ricordo,
e quando ti penserò, penserò un pensiero
che oscuramente cerca di ricordarsi di te.


Il futuro-Julio Cortázar da Poesie d'amore e di rabbia





La sua è una poesia sincera per nulla smielata o addolcita da caratteri banali e monotoni, dilagano le emozioni che su i versi s'intrecciano con le parole dando forma ad un pensiero immediato, a immagini quotidiane. È un chiaro-oscuro che viene decifrato lettura dopo lettura.










Riprendo a mentire con grazia,
mi chino rispettoso allo specchio
che riflette il mio collo e la cravatta.
Credo d’essere questo signore che esce
tutti i giorni alle nove.
Gli dei sono morti uno a uno in lunghe file
di carta e cartone.
Niente mi manca, neppure tu
mi manchi. Sento un buco, però è facile
un tamburo: pelle ai due lati.
A volte torni la sera, quando leggo
cose che tranquillizzano: bollettini,
il dollaro e la sterlina, i dibattiti
delle Nazioni Unite. Mi sembra

che la tua mano mi pettini. Non sento la tua mancanza!
Solo cose minute all'improvviso mi mancano
e vorrei ricercarle: la contentezza
e il sorriso, questo animaletto furtivo
che ormai non vive più fra le mie labbra.



Guadagni e perdite- Julio Cortázar da Le ragioni della collera




E quando tutti se ne andavano
e restavamo in due
tra bicchieri vuoti e portacenere sporchi,
com'era bello sapere che eri lì
come una corrente che ristagna,
sola con me sull'orlo della notte,
e che duravi, eri più che il tempo,
eri quella che non se ne andava
perché uno stesso cuscino
e uno stesso tepore
ci avrebbero chiamati di nuovo
a svegliare il nuovo giorno,
insieme, ridendo, spettinati.



Dopo le feste-Julio Cortázar da Le ragioni della collera


Nessun commento:

Posta un commento