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mercoledì 9 luglio 2025

Gianmaria, l’eroe che non fece l’orale (e altre leggende scolastiche)



C’è chi ha saltato l’orale della maturità perché febbricitante, chi per un attacco di panico, chi perché il giorno prima aveva confuso il metadone con la camomilla. E poi c’è Gianmaria Favaretto, da Padova, che ha deciso di non presentarsi al colloquio dell’Esame di Stato per protesta contro un sistema scolastico “classista e borghese”. Un gesto che qualcuno – probabilmente in preda a una crisi glicemica – ha definito “rivoluzionario”.

Ora, fermiamoci un secondo. Davvero.

Un ragazzo non si presenta all’orale dell’esame, dichiara che lo fa per principio, e la stampa impazzisce: è il nuovo Che Guevara, dicono. Qualcuno tira fuori Pasolini, altri Pavese, e qualcun altro si azzarda perfino a scomodare Gramsci. Ma a guardar bene, il gesto di Gianmaria sembra più una scusa ben confezionata per evitare di parlare davanti a una commissione che – diciamolo – già fatica a distinguere tra Foscolo e Fedez.

Altro che rivolta ideologica. Questa non è rivoluzione, è pigrizia ben vestita.

Certo, la scuola italiana ha i suoi problemi: è vecchia, stanca, ogni tanto cade a pezzi, come certi professori che citano Seneca per poi non saper accendere un proiettore. Ma se vogliamo davvero cambiare il sistema, serve qualcosa di più solido di una rinuncia teatrale e un post su Instagram.

E poi, basta con questo ritornello stonato su “classismo e borghesia”. Ogni volta che uno studente inciampa in sé stesso, ecco che spuntano le parole magiche: oppressione, sistema, disuguaglianza. Sembra di vivere in un eterno laboratorio di sociologia, dove ogni atto viene analizzato con la lente del conflitto sociale. Ma no, ragazzi. A volte uno non fa l’orale semplicemente perché non ha studiato.

Intanto, mentre discutiamo se Gianmaria sia un profeta o un paraculo, i dati ISTAT ci sbattono in faccia una realtà un po’ meno affascinante: il livello medio di cultura tra i giovani è in calo, la comprensione del testo rasenta quella di un tostapane, e la lettura di libri cartacei è considerata una pratica esoterica, tipo il culto di Cthulhu.

Gli stessi ragazzi che oggi inneggiano a Gianmaria passano 12 ore al giorno davanti a uno schermo, cambiano idea politica ogni tre TikTok e credono che “La Fattoria degli Animali” sia un reality show con galline e influencer. Altro che rivoluzione: questa è la resa.

Volete fare davvero la rivoluzione? Cominciate spegnendo il telefono. Provate a leggere un libro intero – senza audio, senza sottotitoli, senza che vi appaia il faccino di uno youtuber che ve lo spiega con le emoji. Provate a pensare con la vostra testa, ma non per diventare martiri da social, bensì perché il pensiero critico non ha bisogno di essere “carino”, né “condivisibile”: ha bisogno di essere autentico.

Gianmaria non ha fatto l’orale. Bene. Nemmeno Bukowski l’avrebbe fatto, ma per motivi molto più onesti: avrebbe preferito andare a bere.

E forse sì, aveva più senso.



RACCISKY

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