Non ho intenzione di creare nessuna banda Verlaine, non voglio etichettare nessuno con l'appellativo di “poeta maledetto”, come promesso voglio semplicemente raccontarvi poeti e scrittori straordinari che hanno fatto della sofferenza una rosa, che hanno ricamato sulla carta un rosario di parole che sono una preghiera eterna di lettere e sentimento.
Viviamo in un secolo che con la sua frenesia di rinnovamento ha demolito ogni puro talento, che ha confezionato sufficientemente artisti, scrittori, poeti e romanzieri, che ha esacerbato ogni senso critico in onore di chissà quale avanguardia stantia.
Voglio intraprendere con voi questo viaggio per farvi conoscere ed apprezzare quello che negli ultimi anni di letture mi ha colpito profondamente, mi sembra più che opportuno assaporare un buon vino, godere di una buona compagnia, condividere con tutti un buon poeta.
Nicola Vacca è nato a Gioia del Colle, nel 1963, laureato in giurisprudenza, è scrittore, opinionista, critico letterario, collabora alle pagine culturali di quotidiani e riviste, non solo, è anche un grande poeta attento alle tematiche sociali e moderne. Ha ricevuto diversi riconoscimenti e premi letterari per i suoi libri, come il primo premio Camaiore nel 2016.
Ho deciso di raccontarvi la poesia di Nicola Vacca attraverso una delle sue raccolte di poesia, forse, tra le più toccanti, Tutti i nomi di un padre (L'ArgoLibro Edizioni, 2019) è un libro che come avete intuito dal titolo, ci racconta la perdita e la mancanza di una persona a noi molto cara come quella di un padre o una madre:
Ha ritmi forsennati il dolore/ tra un istante e l’altro/ grumi di insensatezza./Non basterà un bicchiere d’acqua/ per mettere a tacere una sete/da cui nessuno uscirà vivo.
In questi brani intensi che ho scelto accuratamente la poesia si fa espiatrice di dolore, il poeta cancella il tabù della morte addomesticandolo con una dolcezza sconfinata, la morte e la vita diventano unico amalgama, due facce della stessa medaglia da conservare nelle tasche esauste della memoria.
Il dolore ancora
Si apre un altro giorno
qui dove tutto frana.
Occhi che vedono
mani che si stringono
per (r)esistere al dolore.
Non c'è altro da fare
che tentare un abbraccio
il resto non dipende da noi.
Notturno tragico
Mi sono perso
in una collezione di oscurità.
Nessun appiglio di luce
in questa insonnia
che sospende il tempo.
Si deve per forza scavare
con una lucidità che è una condanna.
Prima di questa notte
ce ne sono state altre
conficcate nel cuore
che è crepato per sempre.
L’insonnia
Da quando è morto mio padre
insieme alla vita
anche l'insonnia mi conduce alla poesia.
Nell’oscurità della notte
si è aperta una falla
un grande vuoto
culla le attese.
Da quando è morto mio padre
sono condannato alla lucidità
faccio i conti con la perdita
vedo tutto precipitare.
Parole per un lungo inverno
Gli anni passano
sotto il cielo che parla attraverso le nuvole.
Per strada un matto
sorride da solo
mentre cammina inciampando.
Anche oggi il tempo che ci resta
è una questione di sopravvivenza.
Davanti a un bar
in fila per un caffè
rubo una bustina di zucchero
perché questo sapore amaro
è duro da ingoiare.
Due regni e una sola miseria
Dal regno dei morti
non torna nessuno
nemmeno coloro
che credono nella vita eterna.
Nel regno dei vivi
accade di tutto
spesso si incontrano anime già morte
che hanno la presunzione
di durare per sempre.
Il regno dei morti e quello dei vivi
due facce di un solo fallimento:
noi miserabili che non siamo niente.
I versi che scorrono brevi e taglienti come lame, divengono chiodi funerari che ad uno ad uno si incastonano lentamente nel frassino, penetrando con delicatezza, proprio in questo modo il nostro caro poeta ci da una lezione incredibile quando scrive: “Teniamoci stretti perché la vita/è crudele nel toglierci la vita...”
Teniamoci stretti
a Michelina
Teniamoci
stretti
perché la storia dei baci finisce.
Teniamoci
stretti
perché siamo polvere.
Teniamoci stretti
sentiamoci
addosso
perché in qualsiasi momento
la tenerezza può essere
recisa dal dolore.
Teniamoci stretti perché la vita
è crudele
nel toglierci la vita.
Abbiamo bisogno di guardare in faccia la realtà quotidiana con gli occhi di poeti come Nicola Vacca, siamo esausti del buon umore, di fantasie edulcorate che rincorrono meccanismi editoriali commerciali, libri sciatti senza sentimento pubblicati dal dio dell’editoria grazie alla sfera di consumatori senz’anima dei followers, meritiamo un pensiero di azione, una poesia peccaminosa o semplicemente molto più umana.
Versi semplici ,recisi,decisamente sentiti,nascono così per essere spontanei ,amari e dolci come ogni vita.
RispondiEliminabellissimi versi, faccio ammenda per la mia ignoranza, non conoscevo il poeta
RispondiEliminauna poesia davvero interessante, mi piacciono i poeti che fanno del dolore arte!
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