Dopo quasi 200 anni dalla traduzione londinese, lo scrittore Roberto Rampone riporta in Italia, curata e tradotta, l'opera di Antonio Panizzi bibliotecario e bibliografo di fama internazionale.
Roberto Rampone, classe 1991, nato a Oristano, nella qual città ha compiuto i suoi studi diplomandosi, dopo aver avuto l’opportunità di girare diversi paesi del mondo per svago e per interesse personale, s’iscrive all’Università degli Studi di Firenze e si laurea prima in Filosofia nel 2017, poi in Scienze Archivistiche e Biblioteconomiche nel 2021. Sin da bambino ha una grande passione per la scrittura e per la musica, che coltiverà nel tempo, fino a giungere alle sue prime pubblicazioni con E.P.D’O: Contemporaneità (2010); La Nostra Storia (2012) e Grazie a una Storia (2014) tre libri che contengono quasi 200 poesie e che trattano argomenti eterogenei concernenti la vita quotidiana.
Durante la sua ultima laurea si dedica allo studio del profilo da letterato di Antonio Panizzi, più noto tutti come The Prince of Librarians poiché inventore delle nienty-one cataloguing rules, fautore del Copyright Act, ideatore della Round Reading Room della British Museum Library etc.
In particolare Rampone si dedica devotamente alla traduzione dell’edizione panizziana inglese degli anni 1830-1834 dal titolo Orlando Innamorato di Bojardo; Orlando Furioso di Ariosto; with an Essay on the Romantic Narrative Poetry of the Italians; Memoirs and notes by Antonio Panizzi. London: William Pickering, 1830-1834. Ad aprile 2024 pubblica con l’editore Efesto di Roma il saggio Antonio Panizzi letterato: fra Bojardo e Ariosto e il primo di cinque volumi della traduzione dell’edizione londinese – i successivi quattro volumi che completano e riducono di ulteriori quattro volumi l’edizione inglese che consta di ben 9 volumi. L’opera viene pubblicata per la prima volta in assoluto in lingua italiana a traduzione e cura di Roberto Rampone dopo ben 194 anni da quella londinese, ed è sùbito presente al Salone del Libro di Torino.
L’edizione integrale di tale opera è finalmente disponibile in lingua italiana in 5 volumi con una tiratura di soli 300 esemplari numerati, preceduta da un volume introduttivo scritto di proprio pugno dell’autore, dal titolo Antonio Panizzi letterato: fra Bojardo e Ariosto anche questo della tiratura di soli 300 esemplari numerati. Quest’ultimo libro che di per sé è un vero e proprio saggio che spiega il perché dell’impresa titanica dell’autore per aver voluto ri-dare importanza a quest’opera finita nell’oblio del tempo della letteratura, cosa per la quale risponde che:
«come Paese, l’Italia ha una cultura ed un bagaglio culturale al contempo esagerato, tra i più ricchi del mondo in specie se parliamo del libro antico, ovvero tutto ciò che va convenzionalmente inquadrato prima della data del 1830. Quest’opera l’ho voluta riportare in auge perché è un lavoro mastodontico di cui si occupò un grandissimo personaggio dell’Italia preunitaria di fine Settecento che perorò durante l’Ottocento la causa dell’Unità affinché si abbandonassero tutti i poteri forti dell’epoca, dannosi per gli stessi abitanti dei Regni e dei Ducati. Quest’uomo è Antonio Genesio Maria Panizzi, nativo di Brescello, che si laureò in Giurisprudenza nel 1818 e s’iscrisse alla Società dei Sublimi Maestri Perfetti – società segreta di mero stampo massonico che discendeva dall’Adelfia parigina del 1799 – motivo che fu causa della sua condanna in contumacia da parte di Francesco IV di Modena che da poco aveva ristabilito il potere Austro-Estense nel medesimo Ducato. Fu costretto, pertanto, alla fuga. Inizialmente andò a Cremona, per poi giungere a Lugano dove pubblicò un violento pamphlet che gli valse come biglietto d’addio per la sua terra d’origine, di conseguenza mosse per l’Inghilterra. Lì trovò altri esuli italiani dell’epoca, fra cui Giuseppe Mazzini e Ugo Foscolo che lo aiutarono a stabilirsi ed ambientarsi inizialmente a Liverpool per poi trasferirsi a London, nella qual città grazie al mecenatismo di Sir William Roscoe – personalità di tutto rispetto dell’epoca, alla quale dedicherà anche l’opera da me tradotta – riuscì a lavorare al London University College e poi entrare in servizio alla British Library. Qui cominciò verso la fine degli anni ’20 dell’Ottocento la sua magnifica carriera biblioteconomico-politica tanto studiata e riportata in decine e decine di pubblicazioni degli ultimi tre secoli. All’inizio degli anni ’30 cominciò il lavoro di quest’opera che venne pubblicata nel corso degli anni 1830-1834 che portò l’importantissima novità, mai fatta prima di allora, di unire in un’unica pubblicazione le due opere capostipiti del genere cavalleresco italiano L’Orlando Innamorato di Matteo Maria Bojardo e L’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto preceduti da un Saggio sulla Poesia Romanzesca Italiana, volume introduttivo che traccia la cuna dell’epica cavalleresca contesa da sempre fra Galles e Bretagne ovvero Inghilterra e Francia chiamate per antitesi Great Britain e Little Britain, da cui ebbero origine il Ciclo Arturiano e quello Bretone. Saggio importantissimo che mette luce su tantissimi errori storici dell’epoca, inclusi perfino negli Orlandi e dei quali ne fa menzione lo stesso Panizzi, e soprattutto perché riporta una Tavola dei Paladini dell’Antichità a fine volume che mostra il lignaggio del Casato d’Este dal quale e per il quale gli Orlandi furono commissionati e scritti.
Un’opera di tale portata fino ai tempi di Panizzi non ebbe mai visto la luce, né gli Orlandi vennero mai pubblicati assieme, anzi, come lo stesso Panizzi avvisa nella Prefazione al vol. I, che la sua intenzione originaria era di “[…]pubblicare soltanto il testo del poema di LUDOVICO ARIOSTO; ma poi ho riflettuto che sarebbe, come in tutte le edizioni precedenti, un lavoro incompleto se non accompagnato dall’Innamorato di MATTEO MARIA BOJARDO, che è difatti l’inizio del Furioso, e in merito a ciò ho deciso di pubblicare entrambi i poemi assieme. Ero più prontamente indotto alla ripubblicazione dell’Innamorato, perché mi sembrava proprio ingiusto, che l’opera originaria di BOJARDO dovesse essere dimenticata. […] L’opera originaria di BOJARDO non è stata data alle stampe per quasi trecento anni, e nemmeno attentamente, le copie di essa sono sia rare che scorrette. Tuttavia, nessuna diligenza sarà risparmiata per presentare il poema, per la prima volta, in una maniera degna del suo autore, per liberarlo dalla colpa che appartiene più opportunamente al tipografo che a lui. Nel tentativo di creare un’edizione corretta, i miei lavori saranno coadiuvati dall’averla in mio potere per collazionare diverse edizioni di BOJARDO; un vantaggio per il quale devo la gentilezza dei possessori di due splendide collezioni di libri rari e preziosi, che, con estrema generosità, mi hanno messo in serbo cinque edizioni del poema originale di BOJARDO.”
Lo scrittore Roberto Rampone
Se si pensa ai mezzi che l’epoca offriva, fu un lavoro d’una mole veramente inimmaginabile. Solo trovare le fonti che potevano servire a Panizzi per confutare la correttezza di quanto asserito da altri dotti e meno dotti delle epoche passate e contemporanei a lui stesso è stato indubbiamente un lavoro immane. Perciò, per rendere omaggio all’alta letteratura della nostra bella Italia ho voluto tradurre questo testo che da ben 194 anni dalla pubblicazione londinese era nuovamente finito nel dimenticatoio e in Italia non era apparsa questa pubblicazione sotto nessuna forma. Prima di me – non posso che citarlo e con grande onore – si occupò di quest’opera il celebre Poeta Giosuè Carducci, per scopi prettamente personali in preparazione ad esempio del suo saggio Su l’Orlando Furioso per il quale tradusse alcune parti della Life of Ariosto inclusa nel vol. VI dell’edizione inglese e della Life of Bojardo del vol. II per altri studi.