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lunedì 4 novembre 2024

Jonathan Rizzo, Bohemian Blues man

"Me ne andavo, i pugni nelle tasche sfondate;
E anche il mio cappotto diventava ideale;
Andavo sotto il cielo, Musa! ed ero il tuo fedele;
Oh! quanti amori splendidi ho sognato!"
Arthur Rimbaud 

La prima volta che ho scritto sul Jonathan Rizzo poeta, non ho potuto fare a meno di citare il principe della poesia Arthur Rimbaud, più precisamente “Testa di fauno”: «Un fauno attonito mostra i suoi due occhi\E morde i fiori rossi coi suoi denti bianchi\Brunito e sanguinante come un vecchio vino\Il suo labbro scoppia in risate sotto i rami...» Questi versi danno l’idea di libertà dell’immaginario, della visione irreale e poetica che emerge anche nei versi del poeta parigino di origini elbane.

Cresce e studia a Firenze fino alla Laurea magistrale in Scienze storiche, ha scritto e pubblicato gran parte delle sue opere tra Bologna, Firenze e Parigi. Nel 2016 dall’Italia si è trasferito in Francia per scrivere il suo primo libro, L’illusione parigina. Poeta e narratore, autore prolifico, con Ensemble ha pubblicato le raccolte poetiche: La giovinezza e altre rose sfiorite (Ensemble, 2018) e Le scarpe del Flâneur (Ensemble, 2020). Le poesie che prenderemo in considerazione in questo articolo sono tratte da I Blues, un volume che conclude la “Trilogia dell’Innocenza”.

Più di una volta nei suoi versi si è definito come un’anima vagabonda dal pensiero errante che fa della sua passione un “prezioso” tentativo suicida: «Ho un impegno con me stesso,/sono appena all’inizio/di un prezioso processo/di autodistruzione... Se vedo costa/se tocco riva/devio senza sosta,/mi faccio male ad arte.»

I componimenti contenuti nella raccolta di poesia I Blues, editi Ensemble, Roma (2023) sono poesie per senzatetto, senza amori a cui impiccarsi, ballate irriverenti che si sciolgono al sole come orologi cocenti, futuristici, fanno il verso ai Blues di Kerouac «da leggere così, senza la pretesa di una presa logica sul senso delle cose» come scrive Marco Incardona nella prefazione.

In questo terzo atto poetico definito dall’autore stesso Trilogia dell’innocenza, il poeta lotta, mastica e sputa poetiche taglienti come lame di rasoio: «A volte ai bambini/ bisogna mentire/per tenerli buoni./Questo fanno gli adulti…»

Cos’è la pazzia, se non una forma suprema di intelligenza, pazzo come l’Orlando questo poeta, pazzo di vita, affamato di emozioni al punto che si ritrova a vagare durante le sue notti insonni a caccia di fantasmi maliziosi che divorano la nebbia tra le ombre dei vicoletti Parigini.

I versi raccolti in questa pubblicazione sono istantanee irripetibili, sogni abusivi che fanno riferimento al genere blues alla frase «to have the blue devils(avere i diavoli blu)» un modo popolare di un tempo passato per dire: essere triste, agitato, depresso, espressione che fu coniata nel XVII secolo, che indicava uno stato di agitazione febbrile dovuto all’alcol.


Un colpo di genio

Ci vorrebbe un colpo di genio.
Non è una citazione cinematografica.
Sento spesso attorno
un grado di sfiducia insopportabile.
Quello è il segnale di come sia nel giusto.
Più persone si oppongono ad un desiderio
e maggiormente si deve prendere coscienza
della bontà nel desiderare.
Ma servirebbe proprio un colpo di genio,
mi sento così solo.
Stasera i miei blues bruciano incenso,
mica paglia e fieno.
Ho perso la casa,
la quinta quest’anno,
tre a Parigi, una a Bologna e quest’ultima fiorentina.
Le radici intanto rimangono ad affogare nel salmastro
elbano[...]

 

Jonathan Rizzo, Poesia da I blues, Ensemble, 2023

domenica 13 ottobre 2024

Recensione | Le poesie di Monte Carovano di Maddalena Chiari


Titolo: Le poesie di monte Carovano
Autore: Maddalena Chiari
Editore : Independently published 

Formato: cartaceo (Cartonato)
Pagine: p.160
Genere: Poesia
Data Pubblicazione: Marzo 2024
ISBN: 979-8883974792
Valutazione: 8 su 10
In vendita qui: su Amazon









Sinossi:

Le Poesie di Monte Carovano fanno riferimento ad un luogo speciale, un posto che assomiglia ad un giardino incantato, dove la natura selvaggia riserva beni preziosi a coloro che ne hanno cura e che rispettano le sue leggi. L'autrice ci prende dolcemente per mano e ci fa attraversare questi affascinanti sentieri di sentimento, condivide con tutti i suoi lettori questa escursione poetica nel cuore incantato della terra. La nostra vita è fortemente legata ad ogni creatura della natura, alla tempesta improvvisa, al canto degli uccelli, al profumo dei fiori, ai colori sgargianti di questo luogo magico.  



La Recensione

Lord Byron in una delle sue poesie scriveva: "Vi è un incanto nei boschi senza sentiero.\Vi è un’estasi sulla spiaggia solitaria.\Vi è un asilo dove nessun importuno penetra\in riva alle acque del mare profondo..." Maddalena Chiari nella sua ultima raccolta poetica Le poesie di Monte Carovano è riuscita a catturare questo incanto, ha fatto tesoro di questo luogo speciale, soprannominato affettuosamente "Monte Carovano", un luogo magico che sembra uscito dalla fantasia di una fiaba antica per regalarci attimi irripetibili. Il sole nasce radioso  e tramonta la sera, in un crepuscolo purpureo che accende le sinfonie dell'anima ad ogni essere vivente che ha il privilegio di godere di questo fascino magnetico.
La poetessa Maddalena Chiari ci sussurra nelle orecchie, attraverso i suoi versi, questo universo di natura selvaggia, questa oasi libera, uno spazio mentale dove rifugiarsi da tutto il male reale che stiamo vivendo nel quotidiano. 
Ai boschi rigogliosi si alternano le vegetazioni più brulle, le scalate più impervie, le aspre salite, i fianchi della montagna non fanno sconti a nessuno, un luogo perennemente in contraddizione che può essere culla ancestrale o sentiero "rischioso". 
In questo monte le cui trame sono ordite fiabe, gli usignoli sono abili cantori, le cicale appaiono come dei menestrelli senza tempo. Il vento sospinge in volo i petali dei fiori, i raggi del sole attraversano ogni cosa riflettendo sull'erba i bagliori dell'arcobaleno.
E se Giorgio Caproni diceva: "L'amore finisce dove finisce l'erba\e l'acqua muore. Dove\sparendo la foresta e l'aria verde, chi resta\sospira nel sempre più vasto\paese guasto..." Anche nei versi di questa poetessa troviamo la stessa rivalsa della natura sul "paese guasto", in questi tempi desolati e sterili, la vita si rigenera soltanto in questo Eden nostalgico di riflessioni naturalistiche.   

Un sogno antico

Crescete Ailanthus
a ricoprir baratri
d'esistenza

Al cielo ambite
fino a toccare
le nuvole più candide
che
come culle avvolgenti
accolgano
il mio pianto

Non piegatevi mai
al vento che
insistente
soffia dal mare e
possedervi l'anima
desidererebbe

giovedì 22 febbraio 2024

Alessandra Sorcinelli, la poesia ha le scarpe rosse.

Sorridi donna/sorridi sempre alla vita/anche se lei non ti sorride./
Sorridi agli amori finiti/sorridi ai tuoi dolori/sorridi comunque./
Il tuo sorriso sarà/luce per il tuo cammino/faro per naviganti sperduti.
Alda Merini


Paul Verlaine nel suo ultimo breviario scriveva una citazione di Villiers de l’Isle-AdamSi deve scrivere per tutti, per il mondo intero…” spiegando come in pochi avrebbero capito il significato di questa frase pulsante. Oggi siamo invasi di poeti avari, da scrittori che si auto celebrano vincitori, che arrivano a fingere la solitudine per accaparrarsi la figura dello scrittore reietto. Non è di certo il caso della poetessa che stiamo per conoscere attraverso queste righe.

Ho scelto di citare la prima frase perché la poetessa Alessandra Sorcinelli ha delle qualità incredibili come la generosità artistica nei confronti di tutti, senza nessuna distinzione; per il mondo intero.

La cosa più bella della partecipazione attiva a reading, festival letterari e Fiere dedicate all’editoria è quella di poter conoscere persone che lasciano un segno indelebile della propria personalità sugli altri.

Ho conosciuto Alessandra durante un evento teatrale dedicato alla poesia contemporanea, quello che mi ha colpito di lei, oltre alle sue poesie, sono la disponibilità nell’ascoltare gli altri e capirli in modo rapido, immediato, anche soltanto leggendoli attraverso uno sguardo. Mi ha dato l’impressione di una persona che ha vissuto sulla propria pelle diverse esperienze di vita e, anche in questo caso(come per gli altri poeti citati nei vecchi articoli) la sua sensibilità arriva oltre, al di là del mare, dell’orizzonte.

Alessandra Sorcinelli è nata a Cagliari, dove ha conseguito due lauree in materie giuridico economiche, esperta in pari opportunità e diritto non discriminatorio, esperta in politiche di genere, ha fatto della poesia una forma di comunicazione dell’anima.

Organizzatrice di eventi museali, artistici e culturali, ha vinto diversi premi e menzioni speciali per la sua poesia, nazionali e locali. Ha all’attivo diverse pubblicazioni ma, quella che ho deciso di citare in questo articolo è il libro Avevo sempre le scarpe rosse, Edizioni LFA Publisher(Napoli, 2020), un libro che riesce a racchiudere la sensibilità profonda di questa poetessa che sembra esorcizzare attraverso il verso sciolto parte del suo passato, alcuni dei cupi momenti vissuti nel caotico scorrere del tempo.

Meriggio e miraggio:

ibiscus ovunque

ibiscus comunque

ibiscus qualunque.

Miraggio e meriggio:

ovunque colore

comunque nel sole

qualunque fiorire

ovunque dolore.

Miraggio l’amore.

Ibiscus in idem” poesia dalla raccolta Avevo sempre le scarpe rosse, LFA Publisher, 2020


Per un’ora lieta sempre/val la pena di dar forma/alla sostanza giacente/dentro il cuore e in ogni mente"[…] Alessandra Sorcinelli come abile giocoliere di parole, gioca, stuzzica, aggroviglia i propri sentimenti con una formula precisa, nel suo intento poetico emerge un sentimento di rivalsa dalle avversità della vita. L’amore è un miraggio che appare e scompare in questo deserto arido che concede pochi sconti a chi decide di attraversarlo. La fioritura citata nei versi precedenti cammina a braccetto con il dolore, dopo tutto anche la nascita è legata alla sofferenza, così come le esperienze di crescita, i drammi e le delusioni hanno sempre accompagnato le esperienze nella fase di crescita o meglio, di fioritura. L’ibiscus è una pianta ornamentale tra le più diffuse, nel linguaggio dei fiori rappresenta la bellezza fugace della giovinezza, e in questa poesia l’autrice sembra fare riferimento proprio al suo periodo giovanile.


Sentirsi ad ogni costo

sentirsi

sentirsi fuori posto

come conchiglia vuota

che ormai non suona più.


Sentirsi ad ogni modo

almeno

almeno un fermaposto

sulla tovaglia antica

sulla vissuta tavola.


Come ambarabaciccicoccò

siam conchiglie sul comò.


Come ricordo ormai

di un mare in lontananza

sentiamo

sentiamo ancor le onde

ma ormai siam fuori posto.

Fermaposto” poesia dalla raccolta “Avevo sempre le scarpe rosse”, LFA Publisher, 2020


In questo testo mi colpisce la brutalità del sentimento, una brutalità incantevole, meravigliosamente semplice, precisa nel comunicare il senso di inadeguatezza. Il sentirsi fuori posto su una tavola vissuta, un oggetto che ha perso il suono naturale e gioca con fare di bambina aggrappandosi ad un ricordo in lontananza che evoca le onde del passato.