"Il poeta si fa veggente mediante un lungo, immenso e ragionato sregolamento di tutti i sensi. Tutte le forme d'amore, di sofferenza, di pazzia; cerca egli stesso, esaurisce in sé tutti i veleni, per non conservarne che la quintessenza." Arthur Rimbaud
Nella storia di questo giovane poeta del Trullo troviamo la ribalta di un ragazzo sensibile e acuto, appassionato di poesia, che si è fatto strada attraverso le periferie del Trullo per arrivare a migliaia di giovani e meno giovani con dei versi moderni e toccanti che squarciano il tempo e lo spazio per lasciare posto ad una riflessione profonda.
Gabriele non c’è più, ha lasciato questa terra a soli 25 anni, un maledetto giorno di tre anni fa, alcuni giornali hanno parlato di suicidio ma ufficialmente Gabriele si è spento nel suo letto per un improvviso arresto cardiorespiratorio e, non è nostro compito indagare oltre.
Non si hanno mai abbastanza parole per descrivere la tristezza e il rammarico per questi tristi eventi, eppure, proprio lui attraverso alcuni articoli su una testata web, aveva indagato l’abisso, si era addentrato nei corridoi oscuri dei malati terminali per raccontarne il vissuto, il rimosso. Perché è normale oggi rimuovere la grande sofferenza, cancellare alcune delle realtà più scomode per andare avanti nel cammino impervio della quotidianità.
Gabriele era fatto così, voleva sondare L'Antartide nera raccontarne le sfumature, forse voleva portare un po' di luce tra le ombre di un argomento colmo di vicoli ciechi. Così ha fatto con la sua rubrica personale Cronache della fine, dando voce a diverse persone che hanno avuto l’opportunità di raccontare la loro esperienza, le loro emozioni vissute, un attimo prima della fine:
Nei loro occhi sono ancora invincibili le immagini ed è scoperto il tradimento dello spazio: le iridi gonfie e sazie, i palmi irriconoscibili, aperti, con una serie di ultimi gesti pretesi. Ma la vera innocenza è quel grido sovrapposto alla voce, quella conca gelata che una volta era labbro, ora più somigliante ad un puntello. Le mani di tutti si innamorano sopra i cadaveri e sono ferite che si conciliano, sani avvelenamenti, battiti appena appassionatisi.
Alcuni hanno dichiarato che questo giovane poeta era attratto dalla morte come chi cammina sul bordo di una grande piscina vuota ma, chi non lo è? Il mistero, la ricerca dell’ignoto fanno parte del nostro inconscio, sono argomenti che da sempre hanno scaturito un forte interesse. Sono deformità della realtà che ci appartengono, enigmi che l’uomo ha sempre cercato di spiegare e affrontare fin dai primi albori dell’umanità.
I
morti tentano di consolarci
ma il loro tentativo è
incomprensibile:
sono i lapsus, gli inciampi, l’indicibile
della
conversazione. Sanno amarci
con una mano – e l’altra
all’Invisibile.
***
Ho
conosciuto un uomo che leggeva
la mano ai morti. Preferiva
quelli
sotto i vent’anni; tutte le domeniche
nell’obitorio
prediceva loro
le coordinate per un’altra vita.
***
I
morti guardano alla luna come
un errore, uno sgarbo del
creato;
pensano infatti che sia cosa messa
lì per
illuderli (non percorribile).
L’imitazione di un antico
sesso
senza ingresso né uscita né sala
d’attesa.
***
La
musica dei morti è il contrappunto
dei passi sulla terra.
Gabriele Galloni, Poesie dalla raccolta “In che luce cadranno” (2018)
Nella poesia di Gabriele Galloni ho ritrovato un romanticismo e una saggezza fuori dal comune, non è facile oggi riscoprire giovani così sensibili, caparbi, capaci di trasmettere un messaggio con la stessa delicatezza di un esperto chirurgo che opera con le parole con una dannata precisione, aprendo con il suo bisturi delle profonde ferite che è in grado di ricucire, punto dopo punto.
Restano piccole cicatrici a testimoniare il flusso poetico di una persona fuori dal comune, poesie brevi e limpide, una lingua netta, beffarda, che lascia un segno inequivocabile sulla nostra pelle. La sua poesia ci fa riflettere, districandosi tra i meccanismi del pensiero anche quando affronta dubbi e paure che lo stesso poeta ha fatto sue: C’è qualcuno vicino a noi, ma l’ombra\lo nasconde. Sappiamo a cosa i corpi\servono gli uni agli altri, ché vent’anni\sono bastati a questo.
Ha esordito a soli 22 anni nel 2017 con la sua prima silloge Slittamenti(Augh! Edizioni) che ha scritto durante il suo percorso alla facoltà di lettere moderne, riscuotendo un forte interesse nel panorama poetico contemporaneo. Rapidamente aveva iniziato un cammino costante che lo aveva portato a pubblicare un buon numero di raffinate raccolte poetiche nel giro di tre anni, le raccolte: In che luce cadranno (RP, 2018), Creatura breve (Ensemble, 2018) , L’estate del mondo (Marco Saya, 2019) e la raccolta di racconti Sonno giapponese (Italic Pequod, 2019) e postuma la raccolta di poesie Bestiario di un giorno di festa (Ensemble, 2020)
È
giù negli interstizi di
tempo tra i minimi
e i massimi che
accade
l’irreparabile.
***
Sappiamo
per esempio
senza dirlo che adesso Villa Sciarra
è di
nuovo uno scatto
sovraesposto, un abbassare lo sguardo
per
troppa luce, il conto
di questa estate e di quelle trascorse.
***
Dormiva:
questo ha detto. Lo ha svegliato
un fischio: così ha scritto.
Un fischio come
d’aria tra spazi vuoti – già passato.
Di
tutto questo a malapena il nome.
Gabriele Galloni, Poesie dalla raccolta “Slittamenti” (2017)
Questo giovane poeta, attraverso la sua scrittura, ci ha portato nel suo personale labirinto della interiorità, alcuni suoi pensieri coincidono con la lucidità dei versi del giovinetto Arthur Rimbaud, il liberarsi dalla condizione del presente per riscoprire lati sconosciuti, infrangendo le convinzioni, praticando la sovversione del pensiero comune per mettere in luce aspetti occultati. É ritrovata!\Che cosa? L’eternità.\È il mare che si fonde con il sole.\Anima mia eterna,\osserva il vuoto\malgrado la notte sola\e il giorno in fuoco.
Gabriele è divenuto un poeta eterno giovane, con la sua tragica scomparsa si è creato un vuoto incolmabile, nonostante questo ha lasciato a tutti noi un testamento poetico cospicuo, dobbiamo farne tesoro.
Ogni volta che troviamo il tempo di leggere una sua breve poesia, di parlarne con qualcuno, questo giovanissimo poeta torna a sorride con noi, si emoziona, la sua immagine viene riflessa nella nostra, questo è il potere benefico della pura poesia.
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