ANTEPRIMA DELL'INTERVISTA SU LEGGEREACOLORI.COM
PER I 4 ANNI DELLA COLLANA ZOOM FELTRINELLI
- Benvenuto
a Leggereacolori Tiziano Fratus,
da tempo accanto al suo nome e cognome spunta uno pseudonimo davvero
curioso, Homoradix, ovvero
“uomo-radice”. Da cosa nasce questa definizione?
Nasce
dall’esperienza e dai bisogni, dalla suggestione e dall’ammirazione nei
confronti dell’unico vero maestro che riconosco: Madre Natura. O Dio, a seconda
delle chiavi di interpretazione. Negli anni in cui iniziavo a scrivere i primi
libri e nei quali, lentamente e goffamente, mi trasformavo da ragazzo a uomo,
perdevo le mie ultime radici familiari. Mi ritrovavo solo e sfibrato in giro
per il pianeta, e una risposta è arrivata dai grandi alberi che incontrai a Big
Sur. Ci avevo messo piede per respirare quei luoghi dove avevano scritto e
vissuto Miller e Kerouac, e quanti altri poeti, scrittori, intellettuali e
artisti, e lì, in una riserva, incontrai le mie prime sequoie millenarie.
Quelle architetture colossali e naturali mi hanno profondamente inciso ed è
nata una poesia, che poi è diventata la definizione di Homo Radix. Mi rendo
conto che quando ne parlo o ne scrivo possa sembrare esagerato ma quel
concetto, quell’immagine, quelle parole hanno rilanciato la mia vita. Hanno attribuito
al mio stesso scrivere e pensare un significato che fino a quel punto non avevo
percepito chiaramente. Scherzando dico che ho residenza in ogni bosco che abbia
visitato, ma non si tratta di uno scherzo così sciocco: c’è del vero.
Incontrare un grande albero o attraversare una foresta vetusta per me è come
tornare a casa. Lì ci sono individui, anime, abitanti di questo pianeta che per
me valgono come i fantasmi di certi poeti e scrittori che amo, sono tessuti
della realtà che mi accolgono e riducono il mio senso di solitudine.
- Gli
alberi, le radici, le spesse cortecce sono elementi base con il quale
affronta diverse riflessioni non solo in poesia, ma ad esempio anche nel
suo “Manuale del perfetto cercatore
d’alberi” ricco di informazioni e immagini stupende, dove esordisce
scrivendo: Non ditemi quali
monumenti ci sono vicino a casa vostra ma quali alberi. Oggi è davvero
fondamentale tutelare e valorizzare la natura e questi “esseri” arcani,
dalla storia millenaria?
E’
molto facile fare affermazioni che vincolino, moralmente, civilmente, l’intera
umanità a obblighi o compiti specifici. Per me la vita degli uomini è frutto
del caso, l’evoluzione delle specie ha portato a noi e non sappiamo nemmeno se
ne siamo il punto finale. Per come si è comportata la nostra specie da quando
si è presentata sul pianeta c’è da augurarsi di non vedere mai nascere una
specie più evolvente della nostra. Potrebbe essere molto spiacevole. Credo che
sia meglio vivere in un pianeta dove esistano ancora alberi di quattromila o cinquemila
anni, piuttosto che soltanto parcheggi, centri commerciali e villette a
schiera. E preferisco poter andare per mare e in lontananza notare lo sbuffo
d’acqua di una balena franca, piuttosto che sapere che i miei figli non li
potranno incontrare. Gli alberi e le piante hanno l’inarrestabile utilità di
produrre ossigeno, che a quanto pare occorre ai nostri corpi per proseguire a
vivere, e producono una quantità di sostanze che ci stanno aiutando, da almeno
due secoli, a sintetizzare farmaci per sconfiggere malattie mortali. Non lo
dimenticherei.
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