LETTI PER VOI
A CURA DI FABRIZIO RACCIS
Ho letto con interesse “La voce dei
grandi edifici” l'ultima raccolta di poesie scritta da Gianni Marchetti, Novarese classe '55, un autore che ha già
pubblicato due raccolte di poesie in passato, una di racconti e un romanzo
molto pregevole dal titolo “Salutami
Henry Miller” Lampi di stampa, 2013.
È evidente in questa breve silloge(22 poesie) l'ironia selvaggia a tratti
isterica di Marchetti, a partire dal
secondo componimento con il titolo “Urla”,
che io per primo definisco uno sberleffo,
una leggera macchietta riferita al celebre componimento “Urlo” (Howl) di Allen Ginsberg il poeta
statunitense, uno dei pilastri della Beat
Generation. La cosa mi ha un po' infastidito, ma non voglio fare nessuna
retorica, vorrei solo attenermi al mio ruolo di lettore ed estimatore della
buona poesia.
Ginsberg esordiva così: “ Ho
visto le migliori menti della mia generazione\distrutte dalla pazzia, affamate,
nude isteriche\trascinarsi per strade di negri all'alba in cerca di droga
rabbiosa\hipster dal capo d'angelo ardenti per l'antico contatto celeste...”
Una poesia esplicita e graffiante, forse una delle sue più importanti, un
componimento che fu considerato scandaloso per l'epoca a causa della crudezza,
al punto che dopo la sua pubblicazione nel '56 venne messo subito al bando per
oscenità. Poi rintrodotto in seguito per la valenza in fatto di contenuti
sociali importanti.
Piuttosto derisoria invece la versione del poeta Novarese, che scrive: “ Ho visto le menti migliori della mia
generazione\comprare il cd di Atom Heart Mother dei Pink Floyd\vent'anni dopo
averlo ascoltato\E urlare di sorpresa...” e continua “Ho visto le menti migliori della mia generazione\comprare il cd
rimasterizzato di Atom Heart Mother dei Pink Floyd\Dieci anni dopo averlo usato
come specchietto\Per allontanare ogni uccello dal proprio orticello\e urlare di
piacere...”
Due cose mi hanno lasciato perplesso, la prima è la mancanza di riferimento
al poeta “Ginsberg”, tra l'altro
prendendo in considerazione che ogni strofa inizia riportando le sue stesse parole
“ Ho visto le migliori menti della mia
generazione...” e la seconda sono i contenuti giullareschi del componimento
di Marchetti.
Pensando ad un omaggio o all'idea di rendere ancora più moderna la più
celebre poesia Beat, se pure in modo ironico, mi sarei aspettato di leggere
scintille, parole infuocate, dissacranti ma pur sempre acute e graffianti com'è
giusto che debbano essere. Non è stato così... A mio parere il poeta o
semplicemente in questo caso il “giocoliere” ha giocato male le sue carte forse
calcando troppo la mano e dando poco potere al verso riducendolo poco incisivo.
[…] Non esistono più le lenzuola
Crepitanti di fresco
Né il freddo invernale
Pregno di mistero
Né il falso
Né il vero
Né il bianco
Né il nero
Né le mollette di legno
Che resistono uguali
Nel tempo
In televisione trasmettono
Gola profonda
In edizione integrale
Non so neanche su che canale
Se lo sapessi
Mi ci butterei dentro.
Dalla poesia “Phantasmes”
La sua è una satira che spesso viaggia ai limiti del grottesco. Vero comunque,
che allo stesso tempo questo suo umorismo diviene il punto di forza degli
scritti, così da ricordare a tratti perfino l'antico “poeta comico” per eccellenza Aristofane
(450 a. c.) uno dei principali esponenti della commedia antica, che usava ironizzare
come lui sulla società moderna, sulla mentalità dominante dell'epoca, così
evidente nei versi di “Riuscire”:
continua a leggere la recensione qui --------------LA VOCE DEI GRANDI EDIFICI------------
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